La classe si presenta come un microcosmo che replica la complessa società che sperimentiamo ogni giorno fuori dalle mura di scuola; al proprio interno infatti troviamo diversità di cultura, composizione famigliare, lingua madre ma anche diversità fisiche e somatiche.
Qual è il ruolo del docente in questo senso?
- NON FAR SENTIRE NESSUNO FUORI LUOGO: la sensazione maggiormente importante che i bambini percepiscono è il sentirsi voluti, accolti. Quindi vanno evitati assolutamente tutti i commenti (umani, comprensibili e che non demonizziamo) del tipo “oggi che manca X sì che c’è silenzio” oppure “Oggi siamo pochi in classe, adesso sì che riusciamo a lavorare bene”. Non c’è nulla di male ma contribuiscono a costruire un’immagine della classe come un gruppo che “sarebbe perfetto se”, quando invece il gruppo è perfetto così com’è. Certo, noi sappiamo che il gruppo perfetto non esiste e che ci sono alunni che rendono faticosa anche l’attività più banale, ma i bambini devono sentirsi parte di un gruppo positivo, che fa e farà grandi cose.
- NON NEGARE LE DIFFERENZE: partendo dall’assunto di base che tutti facciamo parte del gruppo, che siamo una squadra pronta a giocare insieme una partita lunga un anno intero, non è consigliabile appiattire il vissuto dei bambini. Quindi in situazioni in cui si affronta una diversità, non minimizziamola ma affrontiamola con serenità. Un esempio banale è il Natale: X non celebra a casa. Chiediamo se ha piacere di raccontare come passano una festività importante a casa, se vuole portare delle foto. Oppure al ritorno delle vacanze chi è restato a casa può sentirsi “da meno” rispetto a chi ha fatto tante esperienze: accogliamo il loro racconto valorizzando la loro esperienza a casa. Banalmente il messaggio che amiamo trasmettere è che non c’è un modo di vivere giusto e valido ma che ogni bambino ha una vita che va apprezzata e accolta nel gruppo.
- EVITARE DI PERPETRARE STEREOTIPI: non nascondiamoci che siamo umani e spesso, per stabilire un rapporto con i bambini, peschiamo dal nostro “archivio mentale” delle frasi fatte che però rischiano di ferire gli alunni o, comunque, di non contribuire ad una visione positiva di sé. Facciamo domande ai nostri alunni, chiediamo ciò che piace loro anziché proiettare su di loro dei preconcetti (magari molto positivi o in buona fede) che poi si trovano ad assecondare o smentire. Il bambino coi capelli rossi magari non apprezza un commento da parte nostra, anche se benevolo. Oppure: la coppia di gemelli apprezzerà maggiormente una domanda volta a conoscere i loro gusti anziché una battuta sulla somiglianza tra loro.
Siamo consapevoli che a volte la mancanza di tempo non ci consente una riflessione sull’approccio alla relazione ma cerchiamo di partire con meno automatismi e maggiore input personale: i risultati ci ricompenseranno.