Homeschooling: il nostro parere.

L’educazione parentale sta vivendo un momento di rinnovato interesse per varie ragioni. Spesso per riferirsi a questa pratica si parla di homeschooling. La tradizione anglosassone -americana in particolare-in questo settore è molto affermata e quindi spesso si fa riferimento al termine inglese per indicare anche l’opzione italiana di educazione parentale.

Negli Stati Uniti si è andata diffondendo questa realtà perché il sistema scolastico pubblico è generalmente molto carente e le scuole private hanno spesso dei costi molto elevati e comunque non sono garanzia di un’effettiva qualità di insegnamento.

Questa premessa traccia già una netta separazione con la realtà italiana: la scuola pubblica italiana è di buon livello è accessibile a tutti su tutto il territorio nazionale.L’educazione parentale a nostro modo di vedere non ha delle ragioni di esistere specifiche nel contesto scolastico ed educativo italiano.

Nel contesto statunitense, inoltre, se un bambino ha dei bisogni educativi speciali o diverse abilità non ha un sistema strutturato a livello nazionale, come invece succede in Italia grazie alla legge 104. Sovente negli USA i genitori di bambini con bisogni educativi speciali ritengono più produttivo seguire i figli in contesto domestico optando per l’homeschooling.

All’homeschooling viene spesso mossa la critica di limitare le possibilità di socializzazione dei bambini: i genitori possono fornire altri contesti in cui fare amicizia e sperimentare le proprie competenze relazionali.

Una criticità forte secondo noi è la mancanza di stimoli non controllati-previsti-approvati dalla famiglia. A scuola un bambino incontra, nel bene e nel male, tanti diversi soggetti che danno spinte diverse al suo percorso. Parte della crescita e dell’evoluzione è anche escludere gli stimoli negativi, riflettere ed emulare quelli positivi; dal punto di vista accademico è importantissimo incontrare una varietà di stili di insegnamento e di contenuti che non necessariamente la famiglia approva o conosce. Questo aspetto di mancata delega educativa manda, inoltre, un messaggio di sfiducia nelle istituzioni molto difficilmente conciliabile con la costruzione di un senso di appartenenza alla comunità.

Immaginiamo, ad esempio, una famiglia il cui credo religioso non contempli l’evoluzione: se il figlio non frequenterà la scuola non verrà a conoscenza della scienza e la sua esperienza sarà limitata a ciò che coincide con le convinzioni religiose della sua famiglia.

Questo aspetto può essere esteso anche ad altre aree -in cui non ci sia necessariamente una convinzione particolare da parte della famiglia- ma semplicemente una scarsa esperienza che quindi limita l’esposizione del bambino a ciò che si conosce.

A scuola i bambini fanno esperienze che non farebbero in famiglia: uscite didattiche, attività sportive e-o laboratoriali o anche semplicemente conversazioni e punti di vista diversi all’interno della classe.

La scelta dell’homeschooling insomma, rischia di cristallizzare i bambini nelle aspettative dei genitori, togliendo loro la possibilità di incontrarsi e scontrarsi con l’altro e la diversità. Noi invece riteniamo che la condivisione e la mescolanza di diverse realtà sia la più grande ricchezza educativa che si possa offrire ad un bambino.

 

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