***DOMANDE A RAFFICA*** con… LA MAESTRA LARISSA

Sei una delle insegnanti più attive e conosciute on line. Com’è nato il tuo percorso in rete?

Il mio percorso in rete e’ nato davvero per caso e da un’esigenza molto concreta: quella di raccogliere in un solo luogo virtuale tutte le risorse didattiche che avevo creato nel corso degli anni. Sono sempre stata una insegnante a cui piace personalizzare i propri materiali e sussidi e non mi sono mai fermata al testo dato in quanto tale, per cui fin dal primo anno di insegnamento ho iniziato a creare i miei sussidi. Il passaggio dalla creazione alla condivisione e’ stato breve (soprattutto grazie a mio fratello Mauro, che un anno mi ha “regalato” per il mio compleanno il sito www.maestralarissa.it). La pagina Facebook de La Maestra Larissa, che al momento e’ la piattaforma che uso maggiormente per confrontarmi con i colleghi, e’ stato il naturale passo successivo. Creata inizialmente per promuovere il sito, ha cominciato poi a “camminare con le sue gambe” diventando in poco tempo una vera e propria aula docenti virtuale in cui ogni giorno centinaia di docenti si confrontano, scambiano idee, chiedono e ricevono consigli.

Quali sono le risorse on line che maggiormente apprezzi? I tuoi tre siti imprescindibili per chi lavora alla scuola primaria?

Con lo spuntare come funghi di nuovi siti, pagine, blog legati alla didattica, e’ davvero difficile scegliere tra le infinite possibilità. Di sicuro non potrei fare a meno delle pagine Facebook di due colleghe che stimo moltissimo e il cui lavoro trova molte note in comune con il mio: mi riferisco a Maestra Consuelo e Maestra Ami. Al contrario di me, vivono e lavorano in Italia, quindi, se vogliamo, hanno un punto di vista che io non ho e hanno le mani in pasta per poter offrire risorse e idee facilissimamente spendibili nelle aule degli insegnanti che usano Internet per il proprio aggiornamento.

Se dovessi consigliare un giovane insegnante ad inizio carriera, quali sarebbero le tue “dritte”?

Innanzitutto di ricordarsi sempre che tutti abbiamo cominciato dal primo gradino, e anche gli insegnanti fantastici che si vede intorno e che ora sembrano essere in cima alla scala, come lui hanno dovuto iniziare dal primo scalino, quindi di non scoraggiarsi. E di ricordarsi che il nostro e’ un lavoro che ti mette in gioco da subito: il primo giorno di lezione sei li’ tu, solo tu e proprio tu, e tutto il tirocinio del mondo non e’ come essere li’ con la TUA classe al TUO primo giorno di lezione. Devi esserci, tutto e subito. Ma ci siamo passati tutti, e per tutti non e’ stato facile. Per questo il mio secondo consiglio e’ di trovarsi un mentore, un insegnante esperto a cui ricorrere in qualsiasi frangente: per chiedere un consiglio, per sfogarsi, per congratularsi con se stessi, per confrontarsi. Non necessariamente un collega della propria scuola, può anche essere un collega conosciuto online, o un collega in pensione. I migliori insegnanti che ho conosciuto li ho conosciuti in rete, il che non deve sorprendere: la rete ci offre infinite possibilità e aumenta di molto i nostri orizzonti di scambio.

Vivi da tempo negli USA: come vedi da lì la situazione della scuola italiana?

E’ difficile valutare i cambiamenti che avvengono in Italia, stando cosi’ lontano. Seppur con i quotidiani online, Skype e tutti gli strumenti che rendono il mondo piu’ piccolo, ogni tanto ti fermi a pensare: “aspetta, ma adesso cosa c’e’ in Italia? Le indicazioni Nazionali di quali anno? E la riforma Gelmini  ? O forse era Moratti?” Per quanto uno voglia, sei tagliato fuori. Quello che pero’ percepisco e’ una crescente pressione sugli insegnanti per impiegare le loro ore di lezione in attività sempre più diversificate, all’avanguardia, “moderne” (di solito etichettate con altisonanti nomi inglese, come Coding, Total Physical Response, Circle time, usati il più delle volte perché in inglese da più avanti) , per le quali pero’ spesso non vi e’ una adeguata preparazione, togliendo tempo , spesso, alle basi. Da un lato si parla di pedagogia della lumaca e di seguire i tempi individuali, dall’altro si continua a mettere bistecche nuove sulla griglia. Il rischio e’ che chi non ha avuto tempo di formarsi come cuoco di ultima generazione, faccia bruciare tutto.

Quali aspetti del sistema educativo statunitense esporteresti in Italia? E viceversa?

Non sono una fan del sistema scolastico americano, il mio sogno e’ quello di poter permettere ai miei figli di frequentare un anno scolastico in Italia. Detto questo bisogna ammettere che ci sono delle potenzialità che, prese nella giusta maniera, potrebbero beneficiare anche la scuola italiana. Qui vedo molta insistenza sul ragionamento. Si chiede ai bambini di pensare, di “arrivare da soli” alle conclusioni, di analizzare i testi criticamente a partire dalla seconda, di interrogarsi su quesiti matematici che vanno oltre i problemi aritmetici classici che si presentano a scuola. Quello che manca, secondo me, e’ un momento di formalizzazione successiva. In parecchie scuole in USA hanno abbandonato completamente la lezione frontale, che invece a me piace. Certo, nei giusti momenti e secondo scopi precisi, ma io non la butterei certo via. In America mi manca il rigore della scuola Europea, mi manca il quadernone! Anche se mi piace molto l’approccio generale, l’idea della scuola vista come officina del sapere, in cui si va a costruire i propri apprendimenti. Non c’e’ ancora stato un giorno in cui i miei figli non siano usciti di casa per andare a scuola con un sorriso. Se la”curiosità incoraggiata” che caratterizza le scuole statunitensi fosse accompagnata da un approccio allo stesso tempo rigoroso e momenti in cui l’insegnante formalizza ciò che e’ stato scoperto, allora la scuola americana funzionerebbe meglio.

Come curi il tuo aggiornamento professionale?

Sono un’avidissima lettrice di saggi scolastici, e qui in USA ho trovato modo di dare ampia soddisfazione alla mia fame di aggiornamento. Mediamente studio un paio di libri di aggiornamento professionale alla settimana. Ci sono temi che mi interessano particolarmente, come la differenziazione delle pratiche didattiche, o l’approccio formativo e non sommativo ai compiti, le tecniche di mantenimento della disciplina, l’inclusione di alunni di diverso background culturale, e ci sono autori che trovo particolarmente stimolanti, come Haim Ginott, Howard Gardner, Seymour Papert. Quando trovo un filone di idee che mi interessa o mi incuriosisce, mi procuro qualche libro e, armata di evidenziatore, comincio a studiare.
Un altro aspetto che tengo in considerazione nella scelta dei temi da approfondire e’ legato al mio essere mamma e alle problematiche/tematiche che emergono in casa. Recentemente, per esempio, mi ero accorta che mio figlio di prima leggeva molto speditamente, ma non ricordava granché di tutto quello che leggeva: decodificava, ma non comprendeva. Mi sono procurata allora un paio di libri molto tecnici ricchi di suggerimenti per aiutare i bambini nella sua situazione e sono partita dalla lettura di quelli per pianificare un intervento.

Sei nella situazione particolare di essere utente (da genitore) straniera di un sistema scolastico ed educativo radicalmente differente da quello del tuo paese d’origine. Quali sono le tue impressioni rispetto alle modalità più efficaci per coinvolgere i genitori di differente estrazione culturale?

Ogni tanto penso “Mamma mia, Lara, sei la mamma straniera, ignorante e rompiscatole” ed é vero. Sto scoprendo come funziona la scuola di giorno in giorno. Navigo a vista, per cosi’ dire, e ogni giorno ne scopro una nuova. Quello che mi aiuta tanto e’ la completa disponibilità dei docenti e del preside della scuola dei miei figli. Non so quanti colloqui ho chiesto in tre anni per chiedere chiarimenti, a volte portando i quaderni su cui i miei figli lavorano a casa quando facciamo italiano (perché per l’italiano siamo costretti fare una sorta di homeschooling), cercando un confronto e delle risposte. Sono sempre stata accolta con cordialità, senza fretta, ascoltata senza essere mai interrotta, compresa. Ho cercato di inserirmi all’interno dell’equivalente del Comitato Genitori italiano, per potermi confrontare con genitori per i quali il sistema americano fosse la norma. Fortunatamente la nostra scuola offre innumerevoli occasioni di socializzazione in orario extrascolastico all’interno delle mura scolastiche e penso che questo sia un sistema molto efficace per favorire l’inclusione. Un altro aspetto che favorisce l’integrazione e’ il coinvolgimento dei genitori come volontari nella scuola. Fosse anche solo per aiutare l’insegnante a tagliare delle fotocopie, a incollare dei cartelloni, i genitori sono incoraggiati ad “entrare a scuola”. Questo sicuramente aiuta a capire e a sentirsi meno estranei.

Quali pensi che siano gli aspetti più critici della professione docente? Hai mai dovuto fronteggiare momenti di scoraggiamento e difficoltà? Se sì, come hai affrontato questi passaggi delicati?

Sicuramente uno degli aspetti che negli ultimi anni sta prendendo una piega non sempre piacevole è il rapporto con i genitori. Mi ha fatto sorridere, però, come in un passaggio del libro Cuore, anche de Amicis descriva le mamme che “si lamentano” davanti alla scuola. Evidentemente non è una novità, anche se la realtà attuale tende, attraverso i social soprattutto, a ingigantire ogni cosa.
Personalmente cerco di affrontare ogni difficoltà che mi si presenti con una buona dose di umiltà. Sono una professionista preparata e competente, ma questo non mi fa dimenticare che posso imparare qualcosa di nuovo da chiunque, in qualsiasi momento. L’ascolto per capire, condito di umiltà, è la ricetta che mi accompagna ovunque. Ascolto, a cui non sempre deve seguire accettazione,ma senza il quale non si va da nessuna parte.

Hai dei sogni (professionali!) nel cassetto?

Ho tanti sogni professionali, e tanti ne ho avverati, con impegno e dedizione. La pubblicazione di numerosi miei lavori è forse quello più grande. Con Erickson sto pubblicando la serie delle Valigette della maestra Larissa, mazzi di carte di giochi didattici per portare la ludodidattica in tutte le classi. È una soddisfazione enorme!
Ringraziamo moltissimo Lara che si conferma una grande professionista: attenta e meticolosa nell’esprimere il proprio punto di vista così come lo è nel curare il proprio lavoro, che in tanti apprezziamo in rete!

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